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COME ANCHISE PER ENEA - PERCORSO DI EDUCAZIONE CIVICA - SCUOLA SECONDARIA 1^ a.s. 2023-24

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Come Anchise per Enea: la bellezza di essere nonni.
di prof.ssa Stefania Verduci

l gruppo scultoreo "Enea, Anchise ed Ascanio” del 1618, opera di Gian Lorenzo Bernini, rappresenta la fuga dalla città di Troia in fiamme. Sono rappresentate le tre età dell'uomo attraverso la trattazione straordinaria del marmo  che diventa pelle turgida e muscolatura possente in Enea, volto raggrinzito e spento in Anchise, incarnato vellutato  e morbido nel bambino. Il passato, il presente ed il futuro coesistono e trasmettono le simbologie della vita. Enea rappresenta il presente nell’evidente azione di emergenza, nella necessità di agire con energia; il piccolo Ascanio, rappresenta il futuro; Anchise, preoccupato e stanco, in bilico sulle spalle del figlio, è portatore della 
storia e delle tradizioni: custodisce le ossa degli avi e le statuette dei "penati", protettori della famiglia. Dunque, il  vecchio, portato sulle spalle come fosse un trofeo, anche se debole e fragile, assume un valore simbolico universale  di detentore della conoscenza, di saggio, di progenitore della stirpe che verrà dopo di lui. Egli rappresenta un  passato importante.
L’analisi della statua e la sua simbologia sono stati il punto di partenza dell’intero percorso educativo/formativo vissuto dagli studenti alla Scuola Secondaria di 1^ di Sestri Levante, sfociato nel sostegno ad una realtà presente e fondamentale sul nostro territorio: quest’anno, la solidarietà è stata finalizzata all’acquisto di un defribillatore da tenere a bordo di una ambulanza della P.A sestrese VOLONTARI DEL SOCCORSO. 
Durante la prima parte del percorso, in aula, con i docenti di Lettere si è parlato di emozioni, come misura del nostro benessere e fulcro per ogni essere umano e di valori. Si è puntato a sensibilizzare gli studenti circa il concetto di nazione matura, spiegando loro che la differenza sta anche nella capacità che ciascuna generazione ha di costruire il proprio futuro interiorizzando l’esperienza e le radici del proprio passato. Insomma, lo scopo del percorso, quest’anno è stato farli riflettere circa l’importanza che hanno le persone anziane nella nostra società, a partire dai nonni o da conoscenti vicini a loro, su ciò che possono ancora donare, sui loro sentimenti, sulle loro caratteristiche caratteriali, sulle virtù che trasmettono e sulla importanza della Memoria personale e storica di cui sono depositari, proprio come Anchise. Gli studenti, in un testo scritto in aula, hanno raccontato di un viaggio immaginario con i nonni, in una dimensione 
temporale a loro scelta, facendo emergere dalle loro parole il prezioso rapporto affettivo che possiedono con loro e le personalità dei loro cari, soffermandosi sui valori e gli insegnamenti ricevuti fino ad oggi. I testi elaborati  verranno consegnati ai propri anziani di riferimento a Natale. Con la guida dei docentidi Tecnologia e Arte, i ragazzi 
hanno costruito anche delle “macchine del tempo” da utilizzare come portaoggetti da scrivania, con materiali di riciclo - perché l’importanza del Tempo è stata una tematica fondamentale di questo percorso educativo –scambiando le stesse tra loro, nell’ultimo giorno di scuola. 
La Seconda parte del percorso ha riguardato la mattina del 20 dicembre, quando la dott.ssa Lucia Preve, il dott. Vittorio Canepa e il dott. Marco Carbonaro, rispettivamente medici geriatra, pediatra e cardiologo, accettando di partecipare con entusiasmo all’iniziativa, hanno parlato con i ragazzi delle tematiche del progetto, portando ognuno la propria testimonianza. Con un linguaggio alla portata degli studenti - presenti in platea anche dei ragazzi del quinto anno del Liceo Scientifico Natta - l’interazione è stata immediata.
Il dott. Carbonaro, membro della Comunità di S. Egidio, attraverso un breve filmato, ha raccontato ai ragazzi come vivono gli anziani dentro la Comunità e di come essi abbiano bisogno, almeno un minimo, di un  tessuto comunitario che faccia da contorno alla loro fragile esistenza. Stare con loro, dice il medico, è come andare  ad una” scuola di umanità”. Marco, dalla platea dei ragazzi, chiede il perché sia così difficile per i giovani stare con gli anziani, anche se essi sono i loro cari nonni? Domanda tanto sincera quanto pesante. E Giada incalza: -perché gli anziani finiscono per essere un peso o una realtà di scarso valore nella nostra società?
È la dott.ssa Preve, giovanissima geriatra, a tentare di rispondere e lo fa con la concretezza della sua professione: «Niente paura: è normale alla vostra età essere attirati da altro, ed è giusto così, è il corso della vita. Comunque, per lavorare con gli anziani – spiega- non basta essere brave persone, occorre maturare esperienza da trasformare poi in competenza: serve un’attenta osservazione, un ascolto attivo e un pizzico di sensibilità» Eppure questa professionalità matura lentamente. «Una volta laureata sentivo di vestire i panni di un’esploratrice che aveva preparato per bene il suo equipaggio senza però aver ancora ben chiara la meta da raggiungere». Ma ricordavo bene perché ho scelto di fare il medico: mia nonna ha avuto l’Alzheimer ed io ho sentito la necessità di fare qualcosa per migliorare gli effetti di questa malattia degenerativa. I ragazzi ascoltano attentamente, c’è silenzio in sala e qualche occhietto luccica.
Il dott. Canepa, che ha visto crescere due generazioni di bambini, e ha fatto della premura e dell’empatia coi pazienti la sua filosofia di lavoro, ha sottolineato come sia solo guardando qualcuno che si cammina, solo in compagnia si va avanti, quella compagnia che è anche aspetto fondamentale per i nostri anziani. In platea sono vibrate le corde dell’entusiasmo quando ha esortato i ragazzi ad avere fiducia nel futuro, di avere speranza e passione, perché ogni giornata ha in sé qualcosa di buono. E lui lo sa bene.
“Tra i molti “IO” della nostra società, raramente si sente un NOI”, afferma il dott. Carbonaro, eppure, tra le maglie di questa narrazione così screditante, non ci si accorge c’è una marea di giovani che ogni giorno sceglie di lavorare con gli anziani e si innamora di questa professione perché ritiene che la saggezza trovi ospitalità e rispecchiamento proprio in quelle plissettature sulla fronte, in quelle macchie sulle mani, in quelle pieghe delle espressioni. Apre le porte così, il medico cardiologo, della Comunità di s. Egidio, mostrando agli studenti, tramite un breve filmato, quanta gioia risieda nei visi di chi lì opera, moltissimi in effetti i giovanissimi aiuti…Ma allora non è poi così strano 
che i giovani stiano a contatto con gli adulti! Una via c’è.
Al termine degli interventi, moltissime le domande da parte dei ragazzi presenti e da quelli collegati in streaming dalle rispettive aule…impossibile rispondere a tutti. Molte domande sono rivolte a Maya, una militessa volontaria diciannovenne della P.A VOLONTARI DEL SOCCORSO, che ha spiegato la propria scelta di vita: sta studiando, vorrebbe diventare medico e ama operare a bordo delle autoambulanze. I ragazzi sono incantati dalle sue parole, senza fronzoli, dirette, convincenti. È molto concreta, si definisce coraggiosa ma confessa di avere anche dei timori in alcuni momenti: trova però poi animo quando sente di avere tra le mani una vera responsabilità. Tanti per lei 
gli applausi. 
 Una volta rientrati in aula, i ragazzi restituiscono impressioni, le cose si chiariscono e tutto acquisisce un senso: forse aver ascoltato dei “discorsi” che riguardano una generazione ai loro antipodi non è stato poi così male. E la bruciante domanda iniziale di Marco può aver trovato una risposta: non è sempre facile interagire con gli anzianiper tanti motivi che vanno dalla presenza di patologie neurologiche (quando presenti) ad una caratterialità che con gli anni si è magari sempre più indurita. E poi, per questa nostra società attuale, essere anziani diventa il sinonimo di non essere più all’altezza di poter fare o capire certe cose, di essere lenti, di possedere una mentalità 
ristretta, di avere i modi impacciati e scoordinati. La vita superficiale ci chiede di essere tutto al contrario di così! Il dott. Canepa ha insistitito su questo aspetto: il linguaggio deve essere quello dell’amore, alla fine ciò che rimane sono gli affetti. Ma al di fuori di certe dinamiche sentimentali, è bene comunque insegnare alle nuove generazioni, il rispetto per le persone anziane, facendo comprendere quanta ricchezza hanno da dare: ricchezza di contenuti ed emozioni che è presente proprio per la loro età, per tutto quello che si sono vissuti e che oggi ci possono trasmettere, aspetti indispensabili per guardare al futuro con speranza e responsabilità.
Presenti al tavolo, oltre ai relatori, la Dirigente Scolastica dott.ssa Donatella Arena, la referente prof.ssa Stefania Verduci, la Sig.ra Luisella Bo e la Sig.ra Bertolaja Ornella, rispettivamente - Presidente P.A VOLONTARI DEL SOCCORSO e Responsabile economa, nonché “colonna” portante del gruppo.
La Scuola c’è.

Un GRAZIE a tutti i docenti che hanno partecipato con buona cura a sensibilizzare i propri gruppi classe, a quelli che hanno dedicato tempo e risorse per seguirli e guidarli nelle varie attività: il Dipartimento di Arte e Tecnologia, rispettivamente con le professoresse Moggia, Ottonello, Devoto e Costa, il Dipartimento di Lettere in toto e i molti docenti di Sostegno, tutti puntando l’attenzione a sottolineare valori costituzionali come la virtù civica, l’altruismo e la partecipazione.
Un ringraziamento anche al personale collaboratore scolastico del plesso per il supporto organizzativo.
Prof.ssa Stefania Verduci

VIDEO dell'INCONTRO FORMATIVO. clicca qui ( necessario l'account istituzionale di Google)

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Allegati

ringraziamenti della Scuola.pdf

ringraziamenti da parte dei volontari del Soccorso..pdf